Torna a Milano Video Sound Art, centro di produzione e festival che dal 2011 valorizza i giovani talenti e i linguaggi creativi e interdisciplinari, con un’attenzione particolare alle pratiche dell’artigianato e alle nuove tecnologie. Dopo essersi svolto in diverse sedi della cultura di Milano – come Albergo Diurno Venezia, Fonderia Artistica Battaglia, Bagni Misteriosi Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci e Castello Sforzesco, per citarne alcuni – la manifestazione si terrà quest’anno al Liceo Scientifico Volta, tra i banchi di scuola e le aule studentesche. Ancora una volta, con il sostegno del Comune di Milano, della Regione Lombardia, del Consolato Generale della Germania e con il patrocinio della Fondazione Ellenica di Cultura Italiana.
Per quattro giorni 12 artisti internazionali invaderanno gli spazi del liceo milanese con una mostra diffusa, composta da installazioni, film e interventi site specific. Il tema è “il resto”, declinato come il “non ancora compiuto”, l’avvenire quindi. “Il residuo, l’invisibile elemento che sorregge le impalcature della società. Jacques Derrida attribuiva alla rimanenza il valore dell’imprevedibilità ma soprattutto la possibilità di riscrittura. Uno studente del Volta durante un confronto sul tema della mostra ci diceva di riconoscere il Resto nel tempo presente, impalpabile rispetto al tempo passato e alle proiezioni sul futuro. Il resto per questa edizione è il filtro che ci permettere di immaginare azioni trasformative concrete, poiché il punto di partenza non è ciò che è distante ma quello che è davanti a noi”. Laura Lamonea
Gli interrogativi ruotano attorno al non ancora, all’avvenire, a quello che resta per immaginare uno spazio di azione rivoluzionaria e avviare un atto trasformativo. Il percorso espositivo si sviluppa in ascendenza tra corridoi e scale impregnate della presenza degli studenti. E’ nella salita che l’utopia si trasforma in inchiesta e gli artisti circondati da piastrelle lucide e strumenti di miscelazione, puntano gran parte della posta in gioco sul ribaltamento del punto di vista. “Più il contenuto dello spettacolo è forte più occorre sviluppare l’aspetto formale”. Nei laboratori di chimica le opere mescolano coppie contraddittorie – eleganza e dettagli repellenti – sdoppiando la percezione visiva. Nella totale effervescenza scenica avviene lo smascheramento.
Hallenbad Project è la testimonianza di una performance realizzata in tre piscine – Milano, Pontresina e Sacca Fisola. L’installazione complessa presenta una meticolosa ricostruzione delle fasi del progetto: i disegni preparatori, il costume da bagno, le bende bianche, le riprese video realizzate dall’artista stessa mentre nuota e dalla troupe che la segue camminando con l’attrezzatura lungo i bordi della vasca. Nei ritratti fotografici ci appare costretta ma autorevole nella sua pesante armatura. L’installazione sonora – una riproduzione della piscina nello spogliatoio femminile della scuola – ci introduce in uno spazio mentale galleggiante all’interno del quale percepiamo l’eco del movimento delle braccia e del respiro dell’artista. Il tempo è misurato dal ritmo del respiro. Il gesto coniuga spontaneità e precisione, mostrando l’inseparabile relazione corpo mente. In lei ritroviamo l’essenza del fatto drammatico: la dimensione esistenziale che Letizia Cariello ci presenta attraversa i secoli, non ha collocazione temporale, trae ritmo dal battito cardiaco e motivazione dall’impulso interiore.