Museo Diffuso Contemporaneo è un progetto inedito sul territorio delle Langhe, mirato a legare la cucina e l’arte contemporanea. Una mappa del territorio scandita da colori, sapori e collaborazioni esclusive tra chef e artisti della zona, ideata e organizzata in collaborazione con il Castello di Perno e il collettivo The Musketeers, con il supporto di Reale Mutua.
Per l’intera durata della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, dal 9 ottobre al 5 dicembre, ogni ristorante ospita nelle proprie sale una selezione curata di opere dell’artista.
Le coppie di artisti e chef selezionati vedono accostati lo Chef Enrico Marmo, dell’Osteria Arborina, a La Morra, con Letizia Cariello, lo Chef Pasquale Laera di Borgo Sant’Anna, a Monforte d’Alba, con Namsal Siedlecki, lo Chef Ugo Alciati di Guido Ristorante, presso Villa Contessa Rosa, a Serralunga d’Alba, con Monia Ben Hamouda, lo Chef Luca Zecchin di Guido da Costigliole, presso il Relais San Maurizio, a Santo Stefano Belbo, con Fabiano Di Cocco, lo Chef Davide Palluda de All’Enoteca di Canale, con Michela Nosiglia e lo Chef Gabriele Boffa della Locanda del Santo Uffizio, a Cioccaro di Penango, con Patrick Tuttofuoco.
Il 18 novembre l’Osteria Arborina ospiterà un evento speciale in presenza, durante il quale Letizia Cariello e lo chef Enrico Marmo sveleranno Cuore di Bue, rendendo partecipe il pubblico dei processi creativi, di collaborazione e scambio maturati nelle settimane di preparazione.
Letizia Cariello, ha realizzato dei piatti pensati per svelarsi solo nel momento in cui il cibo, opera d’arte per sua natura deperibile, viene consumata.
“Si tratta di un servizio di porcellana, bianco, su cui ho fatto serigrafare alcuni miei disegni: mosche; ragni; capelli; il tracciato grafico di una lunga Tenia arrotolata e garbatamente aggiustata sul fondo del piatto. I piatti devono arrivare in tavola completi del cibo e, grazie al contributo performativo dei commensali che consumano il contenuto, scoprire – con provocata sorpresa degli stessi, a loro volta parte della sceneggiatura dell’opera – le enigmatiche presenze sul fondo delle porcellane. Una via di mezzo fra dei ‘memento mori’ e degli scarabocchi canzonatori, disegnati in modo da essere coperti dal cibo che completa la portata.”