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“La perfezione non abita qui” su Domus

Il numero di marzo di Domus 1055 si concentra sul ruolo della casa, unità di base dell’architettura. Nelle pagine dedicate all’Arte, Caroline Corbetta delinea una lucida analisi del territorio domestico, da sempre uno spazio nevralgico nel processo di decostruzione degli stereotipi di genere.

Per secoli, le case sono state disegnate e costruite dagli uomini. Le donne le hanno abitate, passando tra le mura di quelle architetture, che si sono rivelate rifugi, ma anche prigioni, una quantità incalcolabile di ore – accudendo, pulendo, cucinando, aspettando –, mentre gli uomini entravano e uscivano senza sosta.

Da luogo di subalternità e sottomissione, la casa diventa avamposto di liberazione creativa, prima che sociale. Ancora oggi, le esistenze dentro le
abitazioni possono oscillare tra queste due dimensioni di limitazione e possibilità. Un dualismo enfatizzato dai vari lockdown che hanno causato un profondo disagio piscologico in moltissime donne, e in altrettanti uomini, incapaci di decostruire il proprio perimetro casalingo attraverso, per esempio, il ricorso all’immaginazione e alla creatività. Altre persone, invece, hanno potuto e saputo costruire un’architettura dentro l’architettura, uno spazio mentale all’interno delle mura di casa.

“Non siete voi che mi chiudete dentro, ma sono io che vi chiudo fuori”, così aveva sintetizzato questo ribaltamento di prospettiva Letizia Cariello, già nel 2011, quando realizzò dentro al Palazzo delle Papesse di Siena l’installazione Io, Caterina: un’unita abitativa autosufficiente attraverso cui l’artista si è appropriata della rivendicazione a un destino autogestito, messa in atto dalla santa trecentesca anche attraverso l’autoisolamento domestico, traslandolo su un piano laico. Questa cella di libertà riassume in sé tutti quei luoghi in cui si compie una deliberata scelta di solitudine che disarma ogni tentativo di condizionamento esterno e, quindi, realizza la massima libertà interiore. Strategia cui sono ricorse non solo sante e mistiche, ma anche intellettuali e donne comuni di ogni tempo. Uno spazio inviolabile che esiste dentro di noi, prima che nello spazio in cui abitiamo, in cui è possibile (necessario?) progettare la nostra autonomia prima di rivendicarla.

Caroline Corbetta (Milano, 1972) è curatrice d’arte contemporanea, autrice e giornalista culturale. Ha fondato e dirige il Crepaccio, vetrina espositiva aperta nel 2012 e diventata nel 2017 una kunsthalle digitale. Ha scritto per Domus, Vogue Italia, Ventiquattro (Il Sole 24 Ore), Rolling Stone e Mousse.